Libertà..!
7 Novembre 2019
Una luce senza fine
15 Marzo 2020

Auschwitz: per non dimenticare

Il fumo del treno inumidiva gli occhi nella nebbia, mentre la madre stringeva forte al petto il suo bambino, non ancora svezzato, il volto straziato del suo uomo inerme cedeva come le foglie d’autunno.
Stivati in vagoni come bestie per il macero: uomini, vecchi, donne e bambini, il treno si muoveva in aperta campagna, e schiavi di un’etica folle, la mente, in subbuglio, perdeva il suo credo, dilaniato per nome e per conto di una supremazia surreale e indefinita.
Questo luogo cinto di vergogna e di disprezzo immisurabile ammassava corpi, sigillati e catalogati, diventati legna da ardere per i forni, di cui cenere oggi è memore inspiegabile e tumultuosa di coscienza, e che non abbia più a ripetersi l’essenza di tale mostruosità.


L’amore è un sogno che non ha luogo né colore

E se fossimo nati in Egitto nell’a.c.
avremmo impastato paglia con il fango
per produrre mattoni per le Piramidi?

E se fossimo nati cristiani
sotto il dominio dell’Impero romano
saremmo finiti in una “Arena”
in pasto ai leoni affamati?

E se fossimo nati in Africa
-nel XVI /XVII secolo-
saremmo finiti come schiavi
nelle piantagioni di mezzo mondo?

E se fossimo nati ebrei poco
prima della seconda guerra mondiale
saremmo finiti in un campo di concentramento
con la scritta: AUSCHWITZ..?
-ARBEIT MACHT FREI-“Il lavoro rende liberi”

Non c’è menzogna più grande!
Solo l’amore, senza frontiere alcune,
può andare oltre qualsivoglia confine,
oltre ogni luogo, colore e credo,
per rendere l’uomo per davvero libero,
libero dal suo inferno..!


Figli di un Dio minore

E s’aprono gli argini del cielo
squarcia le nuvole
ed il silenzio incombe
sui volti spenti.

Confabulano i corpi stecchiti
mentre la mente ispira
asfissiante nebbia
di tormento.

Grida di dolore il vespro
che ulula vento di tempesta
nella fredda muraglia
che brucia cenere di pianto.

Vestita di nero è la speranza
che attanaglia l’ultimo respiro
ed esausto è il cielo prima di morire
col tempo che non conosce fine.

E si riaprono le porte
del macabro inverno
che stende i cuori
di chi si è già spento.

Perché nella viva speranza
d’un cielo sfoltito
d’aride spine è la strada
che porta al nuovo cammino.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *